Giovedì

Vengono denominati DCA, disturbi del comportamento alimentare.
Una sigla, tre lettere, una battaglia immensa.
Voglio dedicare queste righe a chi un giorno, guardandosi allo specchio, ha cominciato a detestare quel riflesso.
A chi, giorno dopo giorno, ha cercato una strada da percorrere verso la propria autodistruzione.
A chi si è sentito immeritevole di qualsiasi forma d’amore.
A chi “le ossa non sono abbastanza sporgenti”.
A chi ha goduto dello sguardo perplesso dei passanti, perché era in quello sguardo che riconosceva la paura, la paura della malattia.
Perché questo è l’anoressia: un’estrema consapevolezza di essere malati e una continua volontà di ammalarsi sempre più, con annesso terrore di guarire.
Non c’è aspirazione al fisico perfetto, non c’è nessuna dieta detox.
C’è una ragazza con la borsa sempre più pesante, le gambe sempre più stanche, che percorre un cammino sempre più ripido, con le ossa che tremano, perché il freddo diventa sempre più freddo, mentre i capelli iniziano a rimanerle tra le dita affusolate, tra le unghie, viola.
Il nesso con la foto?
Come dicevo prima, si cercano sempre più strade per autodistruggersi, a tal punto che ogni occasione diventa quella buona per portare a termine questo “dovere” che ci si autoimpone.
La palestra, l’attività fisica, diventa un modo per svuotarsi, per perdere le forze, per ricordarci ancora una volta quanto non siamo degni di avere in corpo neanche quell’energia che basta per tenersi in piedi.
Ed io volevo dirvi che non sarà sempre così.
Chiunque tu sia, in qualsiasi momento della tua battaglia ti trovi, sappi che arriverà un giorno in cui quella corsa irrefrenabile verso lo sfinimento cesserà. 
E allora respirerai. 
Prenderai aria, e guardandoti indietro tutto ciò che stai vivendo diventerà l’esperienza più fortificante della tua vita.
Alzerai lo sguardo da terra, dopo tanto tempo, e la tua immagine ti sorriderà. Sarai tu, semplicemente tu.
Con i tuoi difetti, che, non per essere banale, ti rendono semplicemente splendida così come sei.
Lo so che ora non mi credi, ma andrà così.
Tornerai a correre.
A farlo ridendo.
Correrai per te, e per la ragazza nello specchio.
Quella che hai tanto odiato, quella a cui hai detto addio nel preciso istante in cui hai RICOMINCIATO A VIVERE.
Perché tu lo farai, te lo prometto.

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