Venerdì

Avete presente quei giorni di stanchezza?

Quelli che gli occhi pesano, di parole ne rimangono poche e ogni sorriso che incurviamo è al gusto d’incoerenza?

Quei giorni in cui nulla coincide, tutto stroppia.

Quando non riconosciamo per nostri neanche i passi che muoviamo, e guardandoci passare nel riflesso di qualche vetrina quasi abbiamo il dubbio di starci muovendo davvero.

Quando gli altri sono echi lontani su cui non riusciamo a focalizzarci neanche per la durata di una conversazione. E così finiamo ad annuire con occhi vacui, che rotolano alla ricerca di un appiglio.

I nostri sguardi diventano dita avide, che necessitano emozioni nuove da grattare via dalle pareti di anime circostanti.

E ci ritroviamo nel frullatore della continua ricerca di cose che forse neanche esistono, ma che desideriamo ardentemente.

Desiderio profondo, animato dal vuoto.

Desiderio di colmare, di amare, di mare.

Quei giorni in cui abbiamo fame di vita ma al contempo ne siamo nauseati. Quei giorni infiniti. Tra la voglia e l’apatia. Tra il troppo e il nulla.

Quei giorni.

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