mercoledì

Ci hanno insegnato che certe parole in bocca a unafemminuccia non vanno proprio bene.
Che quella gonna troppo corta ci avrebbe potuto mettere in pericolo.
Che bisogna stare attente alla linea ma tenendo sempre in considerazione che unuomo vuole comunque “qualcosa da toccare”.
Che un bel sorriso è il trucco migliore, che la donna acqua e sapone è la piùbella, ma che con certe occhiaie andare in giro non è bene.
Che le imperfezioni ci rendono uniche, ma nella realtà dei fatti in pochi leapprezzano.
Che la donna con le palle ha un valore aggiunto, che però spesso e volentierifa una paura tale da rimanere sola.
Che nella vita bisogna avere carattere, ma neanche troppo che sennò poi sidiventa un peso.
Che ok il ciclo, le notti insonni, la spesa, le rotture di coglioni, ma ilsorriso a 32 denti al proprio uomo non lo si deve negare mai.
Che tanto all’università che ci vai a fare? Sei una donna, in fin dei conti.Hai davvero la presunzione di poter competere con gentlemen incravattati, ungiorno?
Fanculo.
Fanculo a questi canoni ideati da uomini piccoli e donne vuote che cercano diriempire la propria esistenza stendendo il tappeto rosso a stereotipiirraggiungibili, perfino per loro stesse.
Non ho il sorriso, il corpo, la gestualità o la camminata che dovrei?
Sti cazzi.
Che poi dovrei per chi?
Perché in fin dei conti, a chi dobbiamo rendere conto se non a noi stessi?Cerchiamo la felicità, cerchiamoci, sempre, ogni giorno. Reinventiamoci per chine vale la pena, accettiamoci e amiamoci, sempre.
Siamo la cosa più bella che abbiamo.

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